Janet Evanovich

Bastardo numero uno

Questo libro è dedicato a mio marito, Peter, con affetto.

Ringraziamenti

L’autrice desidera ringraziare per la loro inestimabile collaborazione le seguenti persone: il sergente Walter Kerstein, dipartimento di polizia di Trenton; il sergente Robert Szejner, dipartimento di polizia di Trenton; Leanne Banks; Courtney Henke; Kurt Henke; Margaret Dear; Elizabeth Brossy; Richard Anderson, poligono di Gilbert — esercitazioni con armi portatili; David Daily, dipartimento di polizia della Contea di Fairfax e Roger White.

Un ringraziamento particolare al mio agente, Aalon Priestja Frances Jalet-Miller e al mio direttore editoriale, Susannc Kirk e alla sua assistente Gillian Blake.

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Ci sono degli uomini che entrano nella vita di una donna e la incasinano per sempre. Joseph Morelli ha sconvolto la mia vita… ma non per sempre, solo in certi periodi.

Morelli e io siamo entrambi nati e cresciuti in un quartiere operaio di Trenton che la gente conosceva come «la cittadella». Case strette, addossate le une alle altre, cortili angusti e auto americane. Gli abitanti erano per lo più di origine italiana, ma anche ungheresi e tedeschi erano abbastanza numerosi e questo favoriva i matrimoni misti. Era un buon posto per comprare un calzone o giocare d’azzardo. Se proprio eri, in ogni modo, costretto a vivere a Trenton, questo era un posto okay per mettere su famiglia.

Da bambina di solito non giocavo con Joseph Morelli. Lui abitava a due isolati di distanza e aveva due anni più di me. «Sta’ lontana dai ragazzi Morelli», mi ammoniva sempre mia madre. «Sono dei selvaggi. Ne ho sentite di cotte e di crude su quello che fanno alle ragazzine quando le trovano da sole.»

«Quali cose?» avevo chiesto curiosa.



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